venerdì 31 ottobre 2008





Piero Calamandrei - discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950


Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.

Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime... Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"


Piero Calamandrei



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100'000 ???

100'000 ???

Questa foto ritrae una parte del corteo universitario, il corteo che attraversa via Cavour. In questa foto ho da fare diverse notazioni:
1) La testa del corteo è già passata.
2) La coda del corteo deve ancora svoltare da dietro il palazzo ad angolo.
3) Questa foto ritrae una frazione del corteo universitario.
4) L'intero corteo è stato diviso in 3 parti per l'enorme afflusso e la parte maggiore si è mossa verso Piazza del Popolo.

Bene, fatte queste piccole notazioni non vengano a dirmi che eravamo Centomila perchè non è vero. Mi spieghino invece perchè non esistono foto scattate dai numerosi elicotteri della polizia che volteggiavano sulla città. La verità è che ieri un Milione di persone e forse più hanno paralizzato una città enorme.


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Sempre peggio!


Roma invasa da almeno un milione di studenti. Tutte le città di Italia si sono mobilitate. La contestazione alla 133 ha raggiunto livelli inaspettati, che sicuramente non si vedevano da anni. E'un complesso di sentimenti di rabbia ed esasperazione che ha portato una miriade di persone in piazza. Il flusso continuo di persone che contestavano il tentativo di eliminare la scuola pubblica sembrava inarrestabile.
La follia della questura e di quel "democratico" e "antirazzista" del Ministro degli Interni ha detto che a Roma erano 100000! Ormai siamo al ridicolo.
E'un chiaro segno di debolezza e difficoltà. La classe politica ha paura. Pur di non fare un passo indietro, pur di non far pensare che siamo davanti ad una classe dirigente competente, interessta al paese, dal premier in giù sono disposti a cadere nel ridicolo. E'assurdo vedere quello che è successo a Piazza Navona e dare al Parlamento una versione dei fatti a cui non credono neanche i seguaci di Foza Nuova, noti per la finezza di pensiero. E'assurdo parlare di facinorosi, di maggioranza silenziosa vittima di una minoranza aggressiva e violenta. La gente era nelle strade italiane per impedire che solo una elite (solo ed esclusivamente per reddito) si possa permettere l'università. Per impedire che l'università pubblica diventi sempre meno utile al miglioramento della società. Non venga nessuno a dire che fino ad oggi l'università è stata perfetta!mai!Qualcuno mi venga però a dire come si risolvono i problemi tagliando i fondi! Come si riducono gli sprechi, enormi è vero, "definanziando" senza criterio. Non solo la maggioranza, ora l'opposizione prova a "cavalcare la tigre". Abbiate pietà di noi...........


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domenica 26 ottobre 2008

Predicare bene, e razzolare malissimo.....

Particolare sorpresa ha destato in me il discorso pronunciato dal Reggente Vaticano* in occasione della "Congregazione generale della XII assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi" il 6 ottobre scorso. Solitamente la parola di questo regnante gode di grande visibilità, nel mondo, ma in particolare nei mass media italiani; ma in questo specifico caso la notizia ha ottenuto ancora maggior rilievo poichè il discorso riguardava la crisi economica.

Quindi come spesso avviene, per 2-3 giorni, ogni telegiornale ci mostrava le immagini del vecchio Re impegnato nel suo discorso al sinodo...... di cui vi riporto un estratto con le parti che mi hanno colpito (e che rappresentavano il cuore della notizia):

<<"..... Ancor più la Parola di Dio è il fondamento di tutto, è la vera realtà. E per essere realisti, dobbiamo proprio contare su questa realtà. Dobbiamo cambiare la nostra idea che la materia, le cose solide, da toccare, sarebbero la realtà più solida, più sicura. Alla fine del Sermone della Montagna il Signore ci parla delle due possibilità di costruire la casa della propria vita: sulla sabbia e sulla roccia. Sulla sabbia costruisce chi costruisce solo sulle cose visibili e tangibili, sul successo, sulla carriera, sui soldi.

Apparentemente queste sono le vere realtà. Ma tutto questo un giorno passerà. Lo vediamo adesso nel crollo delle grandi banche: questi soldi scompaiono, sono niente. E così tutte queste cose, che sembrano la vera realtà sulla quale contare, sono realtà di secondo ordine. Chi costruisce la sua vita su queste realtà, sulla materia, sul successo, su tutto quello che appare, costruisce sulla sabbia. Solo la Parola di Dio è fondamento di tutta la realtà, è stabile come il cielo e più che il cielo, è la realtà. ....">>

© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana


Il discorso in se e per se non è certo oggetto di critica, poichè credo fermamente nella libertà di pensiero, e di espressione (purchè nel rispetto altrui); è altresì la fonte di questo discorso a destare una certa perplessità in me, si fosse trattato di un francescano, o al limite anche di un povero frate di periferia.......

Guardando a quel discorso con gli occhi di un bambino cosa non torna? cosa non collima? cosa sembra stridere così tanto?

Il vescovo di Roma ammonisce di non costruire la propria vita sul denaro, di non costruire sul successo, poichè non sono queste delle solide basi (nella metafora sono sabbia)........ malgrado ciò colui che parla è un uomo bardato d'oro come un rapper americano, tempestato di pietre preziose..... certo non è denaro, forse che il suo discorso si riferisse solamente alla carta moneta?

Forse voleva esortare i propri adepti ad investire in oro e pietre preziose?

Guardate la foto, o le tante foto reperibili in genere, e ditemi se vi sembra un uomo che abbia in poco conto il denaro.....

Trovo inoltre abbastanza contraddittorio l'ammonimento riguardo al successo, dal momento che il sig. Ratzinger occupa la vetta della sua carriera (ecclesiastica e politica), essendo giunto all'ambito posto di "vescovo" di Roma, nonchè Monarca assoluto dello stato pontificio....

Certo qualcuno disse che è facile non pensare al denaro, quando se ne possiede in grandi quantità, e le quantità disponibili al Re dello stato vaticano superano di gran lunga quelle di tanti altri regnanti (non solo del presente....)

Per il discorso completo di Re Benedetto:

http://magisterobenedettoxvi.blogspot.com/2008/10/il-papa-al-sinodo-realista-chi.html

Per farvi un idea del budget dello Stato Monarchico Pontificio, nonchè relativa Chiesa Pontificia.

http://www.catholicculture.org/news/features/index.cfm?recnum=59583
http://www.catholicnews.com/data/stories/cns/0603949.htm
http://tuespetrus.wordpress.com/2008/07/09/bilancio-consuntivo-consolidato-2007-della-santa-sede-del-governatorato-dello-stato-della-citta-del-vaticano-e-obolo-di-san-pietro/

Youtube, un video tratto dal libro di Odifreddi

http://www.youtube.com/watch?v=n7qgdUOmbQk





*Uso l'appellativo politico volutamente, per ricordare che stiamo parlando di un Monarca Assoluto, cosa solitamente sottaciuta (per quanto non negata), preferendo l'appellativo di "Pontefice Massimo", alias "Santo Padre", alias "Sua Santità", alias "Papa"....... eccetera......


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sabato 25 ottobre 2008

e che caos

La legge 133 ha avuto quanto meno il merito di mettere in luce i veri volti della discutibile democrazia italiana. La sacrosanta protesta di studenti, ricercatori e docenti ha infiammato animi celebri e meno celebri. Se da un lato gli studenti scendono in piazza per contrastare l'inarrestabile declino dell'istruzione pubblica, dall'altro i cervelloni della politica italiana, anche quelli che ormai hanno la stessa età degli olivi secolari, snocciolano metodi degni di Pol Pot, chiaro segno di difficoltà dovute alla senilità.
Ci si ritrova davanti a un tentativo di mutamento dell'istruzione. Ormai da 15 anni la politica interviene sulla scuola e sull'università, indirizzando i propri sforzi a favore dell'università privata: l'obiettivo è creare dei poli universitari d'alta qualità a scapito di tutti gli altri, che non avranno fondi, strutture per competere. Si garantirebbe in questo modo una valida istruzione solo a pochi eletti, sul modello americano. Non c'è dubbio che sia difficile conciliare l'università di massa con l'eccellenza, lo dimostra l'attuale sistema italiano e le scelte di alcuni altri paesi occidentali. Ma per riformulare questo settore, che la politica dovrebbe vedere come una grande risorsa, c'è la necessità di competenza, un progetto chiaro che spieghi quale modello si ha intenzione di emulare, che dica con trasparenza qual è il progetto che il governo ha riguardo l'istruzione italiana.
Fino ad oggi solo un caos imbarazzante fra ordinamenti che cambiano come il vento, agglomerati di persone disorientate e parcheggiate in attesa di una svolta.
Ora si scende in piazza e nelle assemblee: ma non c'è unità. Gli studenti sono divisi sul metodo di protesta. Il dialogo è nullo. I gruppi organizzati hanno voce istituzionale, i collettivi continuano a barcamenarsi tra la fantasia, il sogno e il "somigliare ai loro acerrimi nemici". Si discute grettamente se essere rapresentati o se continuare una protesta individuale: sembra non interessi effettivamente raggiungere l'obiettivo unico e sacrosanto: cancellare la 133!!!!


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venerdì 24 ottobre 2008

Il decreto Gelmini ha un alleato fra gli studenti.

Oggi ho partecipato all'assemblea che si è tenuta nell'aula 14 della facolta di Scienze Politiche di Roma la Sapienza. La partecipazione è stata molto numerosa. L'assemblea del movimento studentesco ha deciso di continuare l'occupazione di alcune aule all'interno della facoltà per proseguire con i lavori di organizzazione della protesta. Naturalmente l'agitazione ha per oggetto il decreto 133/08. Tale decreto pone delle innovazioni grandissime all'interno dell'università e non solo. L'articolo 16 di tale decreto da la possibilità di trasformare le università in fondazioni di diritto privato, come fondazioni, le università hanno la possibilità di ricevere finanziamenti privati. Tali finanziamenti sono incoraggiati detassando completamente questi movimenti di denaro. Immaginare le conseguenze è molto semplice. Introdurre le donazioni significa pilotare la cultura. Significa che le conoscenze si muoveranno verso il donatore. Se la Philip Morris dona 100 milioni di dollari alla facoltà di medicina, difficilmente la facoltà di medicina dirà che fumare fa venire il cancro, altrimenti i fondi della Philip Morris l'annno successivo non ci saranno. Apparte questo esempio estremo, il mio articolo vuole vertere sull'organizzazione della protesta.
Penso che fra gli studenti pochi abbiano il coraggio di difendere un simile provvedimento. Tuttavia nonostante il tema tocchi tutti e tutti siano interessati in un modo o nell'altro l'efficacia dell'azione è minata dall'interno. I più attivi contestatori oggi hanno chiarito con molta fermezza (forse troppa) un punto: la loro protesta non va organizzata con rappresentanti, ma ognuno protesta per se come individuo. Quindi la protesta non crea degli organi referenziali non pone interlocutori ma potesta e basta. Quale è la conseguenza? La Gelmini tratta con i giovani dell U.D.U. (Unione degli Universitari). È ovvio che nel momento negoziale ci si ponga con più facilità verso una organizzazione ben strutturata basata sulla rappresentanza. Penso sia difficile che la Gelmini o chi per lei vada a negoziare singolarmente con ognuno di loro. Ma i contestatori della mia facoltà non credono nella rappresentanza, "La rappresentanza ha fallito" secondo loro, credono in una "non meglio identificata" rappresentanza diretta di derivazione Rosseauniana. Inutile dirvi che una tale disorganizzazione non fa che dare l'idea di una moltitudine informe di persone con molte idee diverse e che non pongono alternative valide e condivise. Se il movimento continuerà ad essere ostaggio di queste persone sono sicuro che non porterà a nulla. I governi sono restii a fare concessioni a movimenti molto organizzati e con una strategia ben congeniata figuriamoci a una massa informe di studenti che gridano senza proporre nulla. Il TG1 di questa sera ha parlato dei negoziatori degli studenti non dei singoli, ha parlato dell'unione degli studenti non dei singoli. Il movimento studentesco deve capire che la politica in Italia si fa con la rappresentanza. Il potere negozile di un singolo è quasi nullo, il potere negoziale di una categoria è quasi immenso se ben gestito. Loro stanno riuscendo a vanificare l'impegno di un numero enorme di persone, e la sensazione è che siano solo una minoranza...


Alessandro Lombardi

Lo specchio torna a riflettere.

Lo specchio torna a riflettere.
Data la situazione universitaria attuale si pone l'obbligo di una riflessione profonda sulle modalità della protesta, sui fini da perseguire e i modi nei quali perseguirli. Seguiranno articoli di chi di voi voglia dare il proprio contributo.

Grazie Lo staff

 
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